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L'intervento della Colonna di soccorso durante l'emergenza in Vallemaggia

ottobre 2024

di Andres Maggini

Era il 29 giugno, una serata che avrebbe dovuto essere di festa. La Svizzera aveva appena vinto contro l’Italia, conquistando un posto negli ottavi di finale. Mentre il paese esultava, la natura si preparava a rovinare quella notte.

Meteo Svizzera aveva già diramato diversi allarmi per forti precipitazioni e un rapido innalzamento della portata d’acqua dei fiumi, specialmente nelle alte valli del Locarnese. Molte manifestazioni erano state annullate per precauzione, ma nessuno sapeva esattamente dove e quando il peggio avrebbe colpito.

Tornato a casa verso le 23:30, prima di andare a dormire, ho controllato il radar meteo. Era il mio dovere come Capo Intervento e Capo Colonna restare aggiornato, anche se, con le previsioni che davano pioggia battente in alta quota, non mi aspettavo particolari emergenze. Il radar mostrava intense precipitazioni nella Valle Maggia e temporali, ma niente che lasciasse presagire un disastro.

Alle 00:30, il primo segnale di qualcosa che non andava. L’operatrice del 144 mi informa che Meteo Svizzera ha diramato un’allerta con un aggiornamento: nelle valli Onsernone, Centovalli e soprattutto in Valle Maggia, un fronte temporalesco stava per abbattersi con un incremento preoccupante della portata dei fiumi. La parte alta della Valle Onsernone era già isolata da smottamenti, raggiungibile solo in elicottero. La preoccupazione cominciava a crescere.

Alla 01:30 nuovo aggiornamento da parte della centrale 144; mi segnalava che al Piano di Peccia c'erano circa 250/300 persone, partecipanti ad un torneo di calcio con festa e musica, che erano isolati a causa della forte pioggia, ma per il momento sembravano essere tutti in sicurezza, senza nessun’idea della gravità di ciò che stava per accadere.

Alle 02:10 la chiamata che nessuno vorrebbe mai ricevere. Una grossa frana era scesa in Valle Bavona, l’ingrossamento del Ri di Larechia aveva travolto alcune abitazioni “cascine” del nucleo di Fontana. Il chiamante, in preda al panico, riesce solo a riferire che ci sono dispersi e forse dei morti. La situazione peggiorava di minuto in minuto: il fiume della Valle Bavona aveva raggiunto livelli spaventosi, con una portata tra gli 800 e i 1000 metri cubi al secondo. Il rischio di esondazione era concreto e Bignasco poteva essere travolto da un momento all'altro.

In accordo con la centrale, decidiamo di allertare con priorità la Rega. L’elicottero era il mezzo più sicuro in quel momento, dato che le strade erano ormai impraticabili. Ma il maltempo costringe a ritardare la partenza di 15 minuti.

Non c'era tempo da perdere, per questo motivo allertiamo subito i colleghi di Bignasco e Cavergno, chiedendo loro di verificare la portata dei fiumi e di prepararsi a un intervento. La loro risposta è stata immediata: pioveva a dirotto, il fiume era in piena, l’aria satura dell’odore del terriccio trasportato dall’acqua.

Ricontattiamo i colleghi di Bignasco e Cavergno per aggiornarli, chiedendo loro di avvisare gli abitanti di Bignasco. Ma improvvisamente alle 02:34 la comunicazione si interrompe, malgrado i molteplici tentativi di ripristinare un contatto, nessun segnale.

Manteniamo la concentrazione e portiamo avanti la nostra missione con determinazione. È proprio in questi momenti che l’esperienza accumulata in anni di operazioni di soccorso ci permette di agire con efficacia e sicurezza, garantendo il miglior esito possibile.

Coinvolgiamo altri due soccorritori che abitano nei pressi di Maggia. Spieghiamo loro la situazione, mentre cerchiamo di capire cosa stesse succedendo. Da Someo verso l’alta Valle Maggia non avevamo più alcun contatto telefonico. Poco dopo, arriva la notizia: il ponte di Visletto era crollato.

Fontana, Val Bavona; foto di un responsabile del Soccorso Alpino.

Nel frattempo, il capo intervento si reca a Maggia per coordinare i soccorsi sul posto. La Rega decolla con uno specialista a bordo, ma le condizioni restano critiche. Ogni minuto che passa aumenta l’ansia: non sappiamo cosa sia successo ai nostri colleghi di Bignasco e il fiume continua a salire.

Finalmente, dopo circa un’ora, riceviamo le prime notizie: i colleghi stanno bene, ma la situazione è caotica. La Rega, assieme agli specialisti elicottero ed i soccorritori sta operando in Valle Bavona per prestare soccorso. È ancora notte, con i primi sorvoli si vedono diverse luci alimentate dai pannelli solari ed alcune pile frontali, in mezzo ad una massa di detriti ed una valanga di sassi, acqua, terriccio, sabbia, che ha creato una catastrofe in questa valle che non ha parole, sembra surreale.

Eravamo profondamente preoccupati anche per gli abitanti della zona, consapevoli che si trovavano in una situazione di pericolo. Intanto, il resto della valle rimaneva avvolto nell’incertezza, senza alcuna notizia.

Solo dopo un’ora dal decollo dell’elicottero, arrivarono le prime informazioni dalla centrale Rega 1414 seguite, pochi minuti dopo, da un aggiornamento diretto dall'equipaggio della Rega 6 al Capo Colonna ed al Capo Intervento nella fase di rientro temporaneamente alla base di Magadino per fare rifornimento di carburante. I colleghi stavano bene, ma la situazione era caotica e disperata, con l'ulteriore difficoltà di non poter comunicare con i soccorritori a causa del blackout provocato dal crollo del ponte di Visletto. Il primo contatto telefonico per sentire la voce del primo soccorritore intervenuto durante la notte fu dopo quasi 17 ore.

Con le prime luci dell’alba, il cuore di numerosi soccorritori ha iniziato a battere, entrando in servizio per affrontare una maxi-emergenza che ha colpito la nostra valle. Mentre a Locarno si attivava la cellula di Crisi dello Stato Maggiore Regionale di Condotta (SMRC) e ai Ronchini di Aurigeno si allestiva il Posto Comando, chiamato PC Fronte, il giorno iniziava a rivelare la devastazione che la potenza della natura aveva inflitto alla valle, lasciandola in ginocchio.

Gruppo Operativo della Colonna di Soccorso; foto di un responsabile del Soccorso Alpino.

Nonostante l’assenza di comunicazioni nelle zone più remote, i nostri soccorritori, con il supporto di altri due elicotteri della Rega, sono accorsi per prestare aiuto a chi ne aveva bisogno, procedendo con le evacuazioni primarie lungo tutta la valle.

Con il passare delle ore, anche elicotteri civili e militari si sono uniti agli sforzi, contribuendo per giorni al trasporto e all’evacuazione di tutte quelle persone rimaste bloccate in valle, oltre a fornire supporto alla popolazione e agli instancabili soccorritori.

I nostri soccorritori hanno lavorato senza sosta fin dalle prime ore del mattino, proseguendo per un’intera settimana, organizzati da turni per garantire il necessario riposo e mantenere la massima sicurezza. Oltre a fronteggiare questa maxi-emergenza, dovevamo anche essere pronti a intervenire su eventuali richieste ordinarie, come effettivamente accaduto in alcune missioni, che abbiamo gestito e risolto con professionalità, utilizzando le risorse che avevamo pianificato per la gestione delle operazioni ordinarie. 

Una volta conclusa la fase più critica della ricerca, è stato possibile concedere un po' di riposo a tutti coloro che si sono adoperati per questa ricerca e soccorso. Le operazioni non si sono fermate. Abbiamo continuato a cercare lungo il fiume, tra gli ammassi di legname, determinati a trovare tutti i dispersi ed è stato grazie a queste ricerche e alle segnalazioni di chi operava lungo le rive, che la natura ha restituito altre tre vite, permettendo così ai loro cari di poter dare loro un ultimo addio.

Tuttavia, una ferita rimane aperta nei nostri cuori. Una giovane vita, purtroppo, che non è ancora stata ritrovata. Questo ha scosso profondamente tutti noi. Nonostante gli sforzi infiniti, le ore di ricerca, l’uso delle tecnologie più avanzate e degli strumenti per individuare metalli e lamiere, non si è ancora potuto chiudere questo cerchio e portare a termine questa missione. Ma la speranza non ci abbandona e rimaniamo fiduciosi.

Le emozioni vissute e raccontate in quei giorni da parte dei soccorritori sono indescrivibili: gli abbracci tra colleghi, con le famiglie, pieni di occhi lucidi che esprimevano gratitudine e dolore. Ogni gesto di riconoscenza, ogni parola di ringraziamento ha lasciato un segno indelebile in tutti noi.

Come soccorritori del Soccorso Alpino, abbiamo vissuto momenti difficili, pieni di angoscia e speranza. Ogni vita salvata, ogni mano tesa ci ricorda l’importanza della nostra missione. In qualità di Capo Soccorso per la sezione di Locarno posso affermare di essere orgoglioso del lavoro impeccabile svolto da tutti e con lo stesso spirito continueremo a servire le nostre valli e tutte le persone che avranno bisogno di noi.

Fontana, Val Bavona; foto di un responsabile del Soccorso Alpino.

Concludo questo esposto con un sentito ringraziamento, dal profondo del cuore, a tutti i soccorritori che hanno partecipato con impegno e dedizione alle operazioni di soccorso e ricerca. Ogni giorno, in media, 20-30 soccorritori erano presenti sul campo e in un'occasione abbiamo avuto il supporto di sei sezioni di soccorso della SATi e dei colleghi della decima delegazione Val d’Ossola, per un totale di 124 persone tra soccorritrici, soccorritori, unità cinofile della Rescue Team, Polca Ti, Redog, agenti della Polizia Cantonale.

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